Quella mattina del mese di febbraio del 1989, come segretario della Camera del lavoro di Napoli e amico da anni, mi recai insieme al collega Giovanni Agrillo, alla stazione centrale di Napoli, in piazza Garibaldi per accogliere Ottaviano Del Turco, socialista e segretario nazionale della Cgil.
Proveniva da Roma col treno, accompagnato dal suo addetto stampa. C’era lo sciopero con manifestazione proclamato dal sindacato in difesa dell’apparato produttivo di Bagnoli. «Sono venuto con piacere e convinzione, perché amo Napoli, sono affezionato ai lavoratori metalmeccanici e ritengo giusta la decisione di respingere la puntuale minaccia di chiusura dell’Italsider di Bagnoli e avviare un nuovo anno di solidarietà, di lotte per la città e per il suo destino produttivo e industriale».
E aggiunse: «Nessuno può trascurare, che sono più di dieci anni che andiamo avanti con questo tira e molla, per cui è nostro diritto chiedere che si faccia definitivamente chiarezza sul futuro di questo stabilimento e sulle scelte da compiere per il risanamento e il rilancio dell’apparato produttivo napoletano. È per questo che oggi la nostra richiesta si indirizza, in particolare al Governo affinché decida tempestivamente e con coraggio sull’Italsider di Bagnoli, ma, ancor di più, perché vogliamo conoscere indicazioni di politica industriale più precise e dettagliate da parte dello stesso, prima che gli eventi internazionali di mercato impongono, di fatto, le loro scelte».
Il tempo di un caffè al bar Messico un saluto con altri dirigenti sindacali ed eccoci a piazza Mancini, dove c’erano migliaia di metalmeccanici dell’Aeritalia, Ansaldo, Sofer, Sebn, Ire, Fiat e di tante altre industrie napoletane, sotto il monumento dell’eroe Garibaldi, per iniziare a sfilare in corteo fino a piazza Matteotti, dove si sarebbe tenuto il comizio di Del Turco. Un percorso quello da piazza Mancini a piazza Matteotti tradizionale e storico per il movimento sindacale napoletano e regionale. Un percorso che Del Turco conosceva a memoria e che ha segnato giornate stupende, quando era importante e fondamentale riempire i cortei e le piazze per manifestare in difesa dei propri diritti e per quelli negati, per protestare contro il terrorismo o per manifestare per la pace. Un tratto di strada che ha segnato e rappresenta un pezzo significativo della storia del movimento dei lavoratori, una strada che ha segnato tante vittorie ma anche tante sconfitte del movimento.
Quella mattina al fianco di Del Turco davanti a un corteo di trentamila metalmeccanici mi sentivo uno dei più importanti sindacalisti della Cgil. Ero al fianco del dirigente sindacale, autodidatta e intellettuale, riformista e progressista, umano e coraggioso, stimato e benvoluto da tutti. Anche dai dirigenti sindacali di altre confederazioni. Ottaviano prese la testa del corteo, fra gli applausi, abbracci e strette di mani dei lavoratori, lo conoscevano tutti e lui conosceva tutti. Sembrava il Maradona del sindacato. Conosceva vita e miracoli dello stabilimento di Bagnoli e sapeva anche che le prospettive non erano rassicuranti e alcune erano state annullate dalla politica e dalle regole di mercato.
Ma non voleva riconoscerlo. Non voleva ammetterlo. Si vedeva che era in difficoltà. Lo sapeva sin dalla sera precedente quando aveva scelto di essere presente alla manifestazione di lotta. Voleva dimostrare fino in fondo la sua testimonianza verso una fabbrica e una città anche per non fare emergere il distacco latente del sindacato nazionale sulla vicenda Italsider. Ad un giornalista che gli chiese: “Secondo te che fine farà l’Italsider”, rispose con la solita passione sindacale e con tutta l’esperienza: “L’Italsider non farà nessuna fine ingloriosa”. Al giornalista di un emittente locale che gli chiese cosa stesse facendo il sindacato nazionale per lo stabilimento siderurgico napoletano, Ottaviano con grande abilità rispose: “Tutto quello che può fare il sindacato”.
Alla fine del comizio, scese dal palco per abbracciare i delegati sindacali dell’Italsider e complimentarsi con loro per la compostezza e l’unità che avevano dimostrato durante la manifestazione. Con grande coraggio e sensibilità verso lo spirito di lotta che li contraddistingueva disse: “Siete compagni eccezionali, un pezzo di storia importante di questa città e del movimento sindacale, ma non posso non dirvi che sono preoccupato sul destino della fabbrica, ma, facciamo bene a tenere in alto le nostre bandiere rosse”.
Aldo Velo, un delegato sindacale storico di Bagnoli, lo abbracciò e rispose: “Grazie compagno Ottaviano per la franchezza del linguaggio e per esserci stato da sempre vicino, oggi grazie alla tua presenza e al tuo impegno abbiamo scritto un’altra pagina storica del sindacato napoletano e meridionale”.