Non è vero che questo governo sia privo di una visione sul futuro del Sud. È esattamente il contrario. Questo governo ha una visione precisa: lasciare il Meridione nella condizione in cui si trova, disattendendo quell’impegno a rimuovere le disuguaglianze (territoriali, sociali, generazionali e di genere) che attanagliano il Paese rendendolo, per questo, scarsamente competitivo, oltre che profondamente ingiusto.
Ne è emblema il Pnrr, in particolare in riferimento alla missione 4, finanziata con 4.6 miliardi, e all’obiettivo degli oltre 260 mila nuovi posti per nido e scuole dell’infanzia entro il 2025. Un’ambizione rivista dall’esecutivo della prima donna premier: 150 mila posti entro il 2026. Una consistente marcia indietro in un Paese che avrebbe dovuto raggiungere, secondo l’Ue, il 33% di copertura degli asili nido e che si attesta intorno al 28%, distanziato di molto da Spagna e Francia (55% e 57%).
Un Paese che vede al Sud un tasso di copertura del 16% contro il 33% del Nord e il 37% del Centro, confermando la storica disparità territoriale nell’accesso ai servizi e ai diritti. Rispetto a questo quadro, lo stesso Pnrr, con il suo iniziale target, appariva scarsamente ambizioso secondo diverse analiste ed economiste. Figuriamoci ora. Figuriamoci per il Sud. Parliamo dei diritti della persona, che ne favoriscono sviluppo e crescita, perché anche un solo anno di asilo migliora la capacità di apprendimento e la capacità di relazione, nonché di una preziosa leva per l’occupazione femminile che raggiunge, proprio nelle nostre comunità meridionali, uno dei punti più bassi a livello europeo. Sono tempi di legge di bilancio per l’Italia. E anche da questo punto di vista i segnali preoccupano. Molto.
Sempre sui nidi, il piano strutturale di bilancio, prodromico rispetto alla manovra, tra le pieghe nascoste dei suoi allegati, stabilisce che l’obiettivo del 33% entro il 2026 se confermato come media nazionale, sul piano regionale – “laddove ci sono disparità territoriali”- pone un’asticella molto più bassa: il 15%. Un’altra marcia indietro rispetto alla Finanziaria del governo Draghi che aveva indicato proprio nel 33% dei nidi, in tutti i Comuni, uno dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), finanziandolo gradualmente (fino a 1,1 miliardi nel 2027, per i Comuni, rivolti in particolare alla necessità di garantire ulteriore personale qualificato per la gestione). Un ennesimo colpo al Sud, ai nostri bambini, alla prospettiva di crescita dell’occupazione femminile. Si smantella così, inoltre, l’unico Lep definito e finanziato: anticipazione dolorosa della “macelleria sociale” che sarà l’Autonomia differenziata, operazione oggi di cristallizzazione del gap Nord-Sud e, domani, di accrescimento di questa distanza. Dietro la freddezza dei numeri – ridotti- si nasconde dunque la visione asfittica e miope di questo governo. Una visione dovuta a opportunismo politico oppure a incapacità? Non importa, il risultato è lo stesso: chi meno ha, meno deve continuare ad avere, secondo la filosofia della spesa storica oppure delle gabbie salariali che, ancora una volta, la maggioranza, fortemente condizionata dalla Lega, continua a imporci, in una logica che inghiottirà non soltanto il Sud, ma l’intero Paese, incapace di essere giusto e, per questo, anche competitivo. Se solo la destra capisse che, come insegna Don Milani, “non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”, forse cambierebbe la strada -sbagliata- intrapresa fin qui rispetto al nostro Sud.
L’autrice è senatrice del Pd e componente della commissione Affari costituzionali
Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/10/24/news/un_governo_distante_dal_sud-423575144/?rss