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Un governo dalla parte del Nord

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La concentrazione di attenzione sulla sacrosanta battaglia contro l’Autonomia regionale differenziata non deve indurre a sottovalutare il fatto che le politiche di questo governo stiano contribuendo ad aumentare i divari Nord-Sud anche attraverso la contrazione di risorse finanziarie statali indirizzate verso il Mezzogiorno. Pertanto la realizzazione dell’obiettivo della coesione nazionale resta assai lontana dall’orizzonte del governo del paese.

Si può anzi a buon ragione sostenere che la coalizione presieduta da Giorgia Meloni stia rendendo più espliciti agli occhi dell’opinione pubblica, che ne sperimenta gli effetti nel suo vissuto quotidiano, i termini aggiornati di una “questione meridionale” mai completamente risolta, e ora meno che mai, nella storia passata e presente dell’Italia.

Fra i tanti scelgo quattro settori in cui con più evidenza si colgono concretamente i segni, le prove del giudizio qui formulato: i diritti di cittadinanza, la sanità, le infrastrutture, la scuola.

Un solo esempio vale a ricordare i divari territoriali dei diritti di cittadinanza. Secondo fonte Istat la spesa statale per i servizi socio-educativi al Sud un sesto rispetto a quella del Nord. A Milano il 90% dei bambini usufruisce del tempo pieno a scuola. A Palermo solo il 4%. Il 17% delle scuole italiane del primo ciclo è privo di palestre e di strutture sportive. Ma nel Mezzogiorno è il 24%.

Nel settore sanitario il trasferimento maggiore di risorse al Nord è formalmente motivato soprattutto dalla presenza di popolazione più anziana nelle regioni settentrionali. Di fatto è la “ragion di potere” a spiegare il divario: ministero della Salute, Agenas, presidenza della conferenza Stato-regioni sono monopolio di politici del Nord.

Il Mezzogiorno è stato poi pesantemente penalizzato dal taglio del fondo per la perequazione infrastrutturale. Il Sud fruisce solo del 3% delle linee ad alta velocità. Ben 400 chilometri di costa ionica sono senza autostrade e senza linee ferroviarie adeguate. A tutti i passeggeri è capitato di notare che, mentre sull’alta velocità da Milano a Napoli i treni viaggiano a oltre 300 chilometri all’ora, da Napoli a Reggio Calabria non superano i 140 orari. E sui collegamenti interni alle isole maggiori, Sicilia e Sardegna, stendiamo il velo pietoso!

Da ultima, ma non per ultima, la scuola. L’episodio più recente che riguarda direttamente la Campania, ben documentato nell’articolo di Bianca De Fazio pubblicato su questo giornale, è la decisione del ministero dell’Istruzione di accantonare per il prossimo anno una quota di cattedre disponibili. Conseguenze: posti vacanti assegnati a supplenti con effetti distorsivi sulla qualità e i tempi dell’insegnamento; docenti con oltre venti anni di servizio, spesso vincitori di più concorsi, ancora precari; procedure farraginose per i concorsi e possibilità di una quantità infinita di ricorsi.

Di fronte alle fibrillazioni dell’attuale maggioranza di governo, alla conflittualità permanente tra Fratelli d’Italia e Lega, all’insofferenza di Forza Italia che probabilmente aspira ad un ruolo più “centrale” sia quanto a rappresentanza sociale sia in relazione al peso nel governo del paese, all’eventualità di elezioni anticipate, i partiti democratici non possono accontentarsi di formule tipo “campo largo”, “larghissimo” e via discorrendo. Occorre preparare un organico programma alternativo di governo: e i suoi contenuti non possono che mettere al centro della cosiddetta agenda politica quei “nuovi termini della questione meridionale”, appena abbozzati in queste note.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/08/24/news/un_governo_dalla_parte_del_nord-423460637/?rss

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