Si intitola “Il monumento alle Quattro Giornate di Napoli. Nascita e Rinascita di un simbolo (1964-2024)” il nuovo libro di Sara Cucciolito, architetto e vicepresidente dell’Anpi Napoli, e di Carlo Verde, docente di discipline letterarie. Attraverso la storia del monumento simbolo di quell’insurrezione, gli autori ritornano sul tema delle Quattro Giornate di Napoli, già trattato in “Prima dell’Oblio. Le Quattro Giornate a Capodimonte e l’aviere ritrovato”, edito dall’Aeronautica militare.
Le pagine raccontano la storia del monumento, il concorso che condusse alla sua realizzazione e l’iconografia di un’opera spesso dimenticata, erroneamente soprannominata “Monumento allo scugnizzo”. La prima pietra dell’opera, progettata da Renato Marino Mazzacurati (1907-1969), uno dei maggiori scultori del secolo scorso, fu posta nell’attuale piazza della Repubblica il 25 aprile 1966, presente il presidente del Consiglio Aldo Moro, mentre il monumento fu completato soltanto nel 1969. Da allora, le stele in pietra che lo compongono, quattro come le Quattro Giornate, “Le Rovine”, “L’Olocausto”, “L’Insurrezione” e “La Vittoria”, si sono elevate da una base a forma stellare fino al 2008, quando furono rimosse per la realizzazione della sottostante stazione della Linea 6 della metropolitana di Napoli, prima di tornare “in situ”, restaurate, nel 2022.
L’obiettivo principale del lavoro è quello di restituire alle nuove generazioni una chiave di lettura corretta del monumento, collocato in una delle piazze simbolo della città, sostituendo la denominazione “allo scugnizzo”. Il “monello di strada partenopeo”, infatti, non fu l’unico protagonista della rivolta napoletana del settembre 1943, contro i soldati tedeschi, ma vi partecipò insieme a tutti gli altri insorti. Il titolo di “Monumento allo scugnizzo” risale al tempo della sua costruzione, quando le istituzioni dell’epoca vollero appositamente strumentalizzare la figura e il ruolo dei ragazzini nell’insurrezione.
Ne emerse così la figura di una resistenza minore, “popolare”, nell’accezione più deleteria del termine, rispetto alla Resistenza organizzata, portata avanti dalle formazioni armate dei partigiani nelle regioni del Centro-Nord. L’auspicio è che, con il restauro e la ritrovata collocazione nella piazza, il complesso plastico-architettonico ritorni a chiamarsi, anche nella toponomastica cittadina, “Monumento alle Quattro Giornate di Napoli”, che, in relazione a questo tema, resta uno dei pochi luoghi della memoria della città ma che può e deve rappresentare l’episodio che dette l’avvio a tutta la Resistenza italiana.
Grimaldi e C.
Sara Cucciolito Carlo Verde
Il Monumento alle Quattro Giornate di Napoli
pagine 100
euro 20