«Base ideologica fatta di polizia, di idee securitarie e c’è la volontà di creare un vero proprio regime. Per questo siamo qui a ribadire il nostro no». Lo urla al megafono Davide Dioguardi, attivista della rete “No ddl sicurezza” durante il presidio in piazza Plebiscito.
“100.000 luci contro il buio del regime verso l’assemblea del primo febbraio. No ddl paura” recita lo striscione esposto davanti alla sede della prefettura che dà il titolo alla manifestazione in contemporanea con tante altre città d’Italia promosse contro ddl sicurezza, zone rosse e “scudo” per la polizia. Nella piazza sferzata dal vento sono in pochi a partecipare all’iniziativa che però è un antipasto dell’assemblea pubblica fissata per il primo febbraio all’università di Scampia.
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Lumini e candele restano spenti per il vento «mai avremmo pensato che a Napoli sarebbe arrivata la bora» scherza un attivista. A poca distanza, in largo Berlinguer, Potere al Popolo, promuove un’altra manifestazione contro i soldi spesi nella guerra in Palestina.
Un derby a sinistra che non aiuta la partecipazione, neanche paragonabile con le tremila persone che, poco prima, accompagnano il Napoli all’aeroporto di Capodichino per la trasferta a Bergamo. «Non è una spaccatura con i compagni di Pap, ma una semplice coincidenza» sostiene Dioguardi. Niente polemiche quindi, ma rilancio della protesta contro il governo. «È importante in questo momento – spiega Nicola Scotto, di Insurgencia – mantenere alta l’attenzione su un tema importante come il ddl sicurezza. Crediamo che in questo momento nel Paese si respiri un clima molto pesante, fatto di repressione, di discriminazione, di limitazioni della libertà di piazza. Bisogna mantenere alta l’attenzione. L’Onu ha espresso estrema preoccupazione. Si rischia di assistere a una limitazione dei diritti umani. È necessario provare a costruire un argine a questa deriva autoriaria».
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Al Plebiscito ci sono anche le sigle di Amnesty International, Rifondazione Comunista, La Comune, associazione palestinesi. Davanti a striscioni e lumini spenti passano i turisti. Qualcuno scatta foto incuriosito come ricordo da riportare a casa. Presente come sempre in piazza il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci: «Siamo con la Rete contro il decreto sicurezza – dichiara – perché questo provvedimento prevede settanta nuovi reati e pene rafforzate. Dobbiamo difendere a tutti i costi il diritto costituzionale a manifestare, a protestare per difendere i diritti sociali e civili. Il provvedimento ci sembra un’azione antidemocratica, rispetto a quello che è il diritto di manifestare in questo Paese. Il diritto al dissenso va salvaguardato».
Un pensiero Ricci lo dedica anche ai poliziotti impegnati nelle manifestazioni e anche in una città dove anche la ricorrenza di Sant’Antonio diventa guerriglia per i falò: «Né il decreto Caivano né il 1660 contribuiscono realmente a migliorare le condizioni di sicurezza per le forze dell’ordine. Occorre un cambio di approccio immediato del governo. Il sindacato ritiene fondamentale contribuire a creare un ambiente nel quale le donne e gli uomini in uniforme possano operare con serenità, senza essere esposti a terreni di scontro spesso alimentati da frange violente e provocatorie.
Le manifestazioni devono essere governate con rispetto e tolleranza verso il dissenso. Non possiamo permettere che si creino contrapposizioni tra i lavoratori delle forze dell’ordine e i cittadini, studenti, manifestanti». Lancia l’allarme Alessia Arena, Amnesty international Campania: «Va salvaguardato il diritto di protestare in Italia e nel mondo, la possibilità dei cittadini di esprimere un dissenso, anche in maniera pacifica. Assistiamo, invece, a scudi penali per le forze dell’ordine, generando anche sfiducia nei cittadini, mentre si dovrebbero introdurre i codici identificativi, a vantaggio della sicurezza non solo di chi manifesta pacificamente, ma anche della polizia».