Un recente studio della Stanford University ha dimostrato che l’intelligenza umana è in calo. Questo perché non siamo più abituati a utilizzarlo, il cervello, come invece facevano i nostri avi. Abbiamo tutto, e tutto è a portata di mano, non dobbiamo sforzare l’intelletto per compiere un’azione, non dobbiamo pensare alla strada migliore per arrivare in un luogo, non necessitiamo di fare operazioni di alcun tipo, le macchine lavorano per noi, al nostro posto. Abbiamo realizzato un mondo nel quale non possediamo più potere sulle cose da noi costruite, un mondo fantascientifico, alla Asimov, nel quale le nostre vite dipendono da molti più fattori rispetto a un tempo. Basti pensare che un down informatico blocca aeroporti e banche di tutto il globo, coinvolgendo miliardi di persone.
Ci definiamo Homo sapiens, invece non sappiamo nulla o quasi. Sappiamo mandare un razzo in orbita, è vero, abbiamo fotografato i buchi neri, ma del nostro compito terreno abbiamo solo una vaga idea, e alcuna risposta, di noi stessi conosciamo poco o niente. Ci lasciamo condurre dalla tecnologia e dai media, siamo automi che riempiono i centri commerciali perdendo sempre più la capacità di critica, il libero pensiero, l’elaborazione, l’analisi, l’intelligenza e la cultura.
“Sono pronto a scommettere”, ha scritto lo studioso, “che se un cittadino medio di Atene del mille a.C. comparisse tra noi, verrebbe considerato la mente più brillante e vivace tra i nostri amici e colleghi. Saremmo sorpresi dalla sua memoria, dalla portata delle sue idee, dalla sua visione chiara su tutte le questioni importanti. Sarebbe anche, probabilmente, la persona più equilibrata tra i nostri conoscenti.” A dire il vero, non c’era poi bisogno di uno scienziato per capire che ci stiamo rimbecillendo, basta guardarsi attorno, tutti coi telefoni in mano, a scrollare il nulla.
In settimana è morta anche Shannen Doherty, di Beverly Hills, dopo Luke Perry, dopo Matthew Perry di Friends. Telefilm, così si chiamavano, con i quali siamo cresciuti; una generazione, la nostra, che se ne va pezzetto dopo pezzetto, troppo presto, l’ultima generazione non digitale, l’ultima a innamorarsi per strada e non su un telefonino. Una generazione definita anche “invisibile”. Forse lo siamo stati, invisibili, ma stupidi no, certamente meno di quanto lo siamo oggi, di quanto l’umanità intera lo è oggi.
Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/07/21/news/lintelligenza_questa_sconosciuta-423406917/?rss