Non si ferma il dibattito sul successo di Geolier al Festival di Sanremo che con il brano ‘I p’ me, tu p’ te’ si è piazzato al secondo posto della gara canora. Il dialetto come lingua madre, forza aggregante soprattutto tra i giovani, simbolo di una generazione, di una città. Interviene Nicola De Blasi, professore di Storia della Lingua italiana all’università di Napoli Federico II, che all’Adnkronos spiega: “I giovani oggi hanno bisogno di essere ascoltati, anche quando non cantano. Penso che la scelta di Geolier, da parte della direzione artistica del Festival, come del resto anche quella di Angelina Mango, sia importante per aggregare un nuovo pubblico con artisti che già avevano un notevole seguito di fan”.
E scherzando aggiunge: “Non ho titolo per intervenire sul piano musicale riguardo al brano di Geolier, ma non è la prima volta al Festival di Sanremo di un brano in dialetto, se non sbaglio in passato c’era stato anche Rocco Hunt. Sono sempre più convinto, però, che all’interno di un panorama musicale ci possano essere generi diversi e anche ‘usiì linguistici, come nel caso del dialetto del rapper napoletano, che possano intercettare le nuove generazioni, platee più ampie”.
E sui dialetti in particolare De Blasi che, con Francesco Montuori sta lavorando al ‘Dizionario etimologico storico del Napoletano’, precisa ancora: “Non è facile abbinare un dialetto ad un popolo, perchè il popolo italiano è unico. I diversi dialetti rappresentano le comunità, situazioni storiche o vicende particolari, non solo regionali, ma locali. Ci sono poi fasi storiche in cui alcuni dialetti sono più vivaci culturalmente e acquistano ‘ascolto’ al di fuori della propria area locale, soprattutto in ambito artistico, come nel caso di Geolier. Anche se con la canzone napoletana accade da tempo, già dalla fine dell’800”.
Nicola De Blasi prosegue ricordando che “ci sono esempi recenti nel cinema, nelle serie tv, come ‘Mare fuori’ dove la fantasia artistica si trasforma in elemento aggiuntivo della creatività di un dialetto. Anche se sono sempre più convinto che il successo di un brano, di una serie tv, più che dal fattore linguistico, dipenda dalla validità del progetto, dal merito delle persone”.
E a proposito dei temi affrontati dalle canzoni dei rapper in dialetto, dal punto di vista linguistico è giusto poter raccontare tutto, anche la violenza, la cruda realtà? “E’ un vecchio problema dell’arte – risponde De Blasi- Ricordate ‘Napoli Milionaria’ di Eduardo De Filippo? Osserviamo pure la realtà, anche nei suoi aspetti più inquietanti, la vera qualità è non trasformarla in propaganda”, conclude.