Giovanni Lepre
economista

Nel triennio 2019-2022 il lavoro nel Mezzogiorno è cresciuto più che nella media nazionale. Superata la drammatica parentesi Covid, il tasso di occupazione meridionale si è portato al 46,7%, quasi due punti percentuali più del dato di partenza. Naturalmente, i senza lavoro nel Mezzogiorno restano tantissimi, troppi per una potenza industriale. Il tasso di occupazione meridionale deve continuare a crescere, e, perché ciò avvenga, occorrono politiche nazionali che mettano con coerenza il Sud al centro delle strategie di sviluppo.

È una svolta cui dovrebbero concorrere tutte le forze politiche, perché solo con l’aumento del tasso di occupazione italiano il Paese può tornare stabilmente competitivo su scala europea.

Solo aumentando fortemente il tasso di occupazione del Sud, quello italiano può avvicinarsi alla media Ue.

Il che determinerà una consistente crescita del pil, della base imponibile e, di converso, una marcata diminuzione del debito pubblico nazionale, da tempo giunto a livelli tali da costringere a vincoli di bilancio che frenano investimenti e crescita. Per uscire dal cortocircuito, basta fare quello che non si è fatto in oltre centosessant’anni di storia unitaria: puntare sul Mezzogiorno.