Giovanni Lepre
economista

Il Presidente di Nomisma, Davide Tabarelli, sottolinea quanto sarebbe importante, per l’Italia e per l’Europa, se nel Mezzogiorno si estraesse più gas, superando veti ambientalisti. Per il docente, ovviamente, la risorsa energetica non sfruttata nel Sud potrebbe, se si ribaltasse la situazione, contribuire efficacemente a ridurre la dipendenza da altri stati extraeuropei, contenendo drasticamente le tariffe.

L’invito di Tabarelli, a parere del sottoscritto,  non va lasciato cadere nel vuoto, purché sostanziato da due condizioni ineludibili.

La prima, naturalmente, è che l’estrazione del gas non determini inquinamento o effetti collaterali dannosi (pratiche come il fracking, ad esempio, secondo diversi studiosi potrebbero provocare malattie per i residenti dei luoghi in questione e finanche microterremoti).

La seconda è che non si pensi al Sud solo come a una terra ausiliaria per soddisfare esigenze di altre aree d’Italia e d’Europa. Se il Mezzogiorno, in molteplici forme, deve diventare un hub energetico, bisogna accompagnare tale processo con politiche di attrazione degli investimenti.
È verso il Sud e non verso il Nord che bisogna ‘spingere’ per localizzare grandi insediamenti produttivi esteri. Il Mezzogiorno deve raggiungere i livelli del Centro-Nord. Si può fare, se si attuano politiche finalizzate a farne il vero nuovo motore produttivo dell’Italia.