La Classe 2023-24 del corso annuale del Centro di Fotografia Indipendente (piazza Guglielmo Pepe 4), debutta con la mostra «La mia Prima». In esposizione i lavori di quindici autori sui legami familiari ed emotivi, l’osservazione della delicata fase dell’adolescenza, la ricerca di se stessi attraverso i viaggi, la natura, il territorio, gli immigrati. Hanno affrontato il reportage, la Street Photography, la fotografia documentaristica e paesaggistica, l’autoritratto, lo Still Life, scattando sia in digitale che in analogico, lavorando in camera oscura, spesso usando metodi alternativi come il mordançage o la stampa su tessuto.
Una ricerca artistica realizzata con i docenti Mario Spada, Luca Anzani, Biagio Ippolito, Gaetano Ippolito, Angelo Raffaele Turetta, Roberta Fuorvia, Mattia Tarantino, Mariagiovanna Capone, Massimo Velo, Guglielmo Verrienti, Salvatore Pastore, Gaetano Ippolito e Giuseppe Riccardi, con cui gli allievi hanno portato avanti un percorso approfondito nella fotografia durato un anno.
Il vernissage si tiene giovedì 10 ottobre alle 19, durante il quale il CFI proporrà il consueto Open Day, che permetterà di usufruire di uno sconto di 100 euro sul corso annuale di fotografia analogica e digitale dell’anno accademico 2024/2025. La mostra (ingresso libero) sarà visitabile fino al 24 ottobre ed è a ingresso gratuito.
In esposizione, i lavori Idillio – Gabriella Ambrosino, Ti vedo, anzi vedo ciò che vedevi tu – Adele Amadio, Caro futuro – Andrea Bernardini, Che bei mondi crei col tuo passare – Alessia Della Ragione, Insensati gesti di bellezza – Veronica Febbraro, Come l’aria ti respiro – Chiara Iannotta, Michela – Daniele Lugubre, Bloccato nel tempo – Emanuele Mattei, Contatto – Giacomo Mercaldo, Binario 16 – Serena Moselli, Ayubowan | Lunga vita – Valerio Muto, Grigie e bianche – Viviana Perez, Sulle strade del mondo – Gabriele Russo, We’ve missed you, when will you come back? – Mariagiulia Russo, Je suis le Père Celestine – Ludovico Tagliamonte.
Tema ricorrente nella Classe 23/24 è stata la famiglia, declinata in tutti i modi possibili. «Idillio» è il progetto di Gabriella Ambrosino che ha affrontato il tema delle relazioni trasformando vecchie foto con mordançage, ricamo, cianotipie e forature. Adele Amadio con «Ti vedo, anzi vedo ciò che vedevi tu» ha creato un diario familiare attraverso un parallelismo con le foto scattate dal nonno che non ha mai conosciuto. Alessia Della Ragione con la serie di dittici «Che bei mondi crei col tuo passare» ci porta in un mondo onirico in cui coniuga la figura paterna alla natura. «Michela» è invece il racconto Daniele Lugubre dedicato alla nonna e all’ineluttabile scorrere del tempo che avvicina alla morte. «Grigie e bianche» di Viviana Perez è nato invece dalla necessità di riallacciare un rapporto con il cugino Alessandro.
Ci sono poi storie di viaggio, metafora della ricerca di se stessi. A bordo di una moto come Gabriele Russo in «Sulle strade del mondo», o su un treno come Serena Moselli in «Binario 16». Emanuele Mattei con «Bloccato nel tempo» si è fermato a contemplare Craco, il paesino abbandonato in Basilicata, invece Valerio Muto con «Ayubowan | Lunga vita» è entrato con tocco lieve nelle case della comunità srilankese per scoprirne tradizioni, valori e speranze, mentre Ludovico Tagliamonte con «Je suis le Père Celestine» ci racconta padre Celestino, parroco della cappella del Pausilipon.
Andrea Bernardini con «Caro futuro» si è chiesto quali fossero i sogni degli adolescenti che vivono nella periferia Nord di Napoli. Giacomo Mercaldo con «Contatto» ha scandagliato i legami sociali, mentre Mariagiulia Russo con «We’ve missed you, when will you come back?» ha ricercato l’equilibrio tra uomo e natura.
Con la serie di autoritratti di «Insensati gesti di bellezza», Veronica Febbraro si è liberata dei fardelli del passato attraverso un gioco fotografico di travestimenti, metafore e ironia. Toccante ed evanescente, come le tele leggere su cui ha stampato i suoi scatti, è «Come l’aria ti respiro» di Chiara Iannotta.