Andy Warhol, l’artista diventato icona di se stesso, è la star della Pop Art americana a cui Intesa Sanpaolo affida il compito di aprire oggi la nuova stagione espositiva della sua sede di Gallerie D’Italia Napoli, a via Toledo 177.
Titolo della mostra “Andy Warhol. Triple Elvis”, a cura di Luca Massimo Barbero (fino al 16 febbraio, orari di visita: da martedì a venerdì 10-19, sabato e domenica 10- 20, lunedì chiuso; ingresso 7 euro; informazioni su www.gallerieditalia.com)
«A due anni dall’apertura della nuova sede di Napoli – racconta Michele Coppola, direttore Arte, cultura e beni storici di Intesa Sanpaolo durante la presentazione alla stampa – rinnoviamo la promessa fatta di dedicarci alla valorizzazione delle collezioni d’arte appartenenti alla banca, a partire dall’eccezionale nucleo della collezione Agrati. Nasce da qui il nuovo approfondimento che il museo di via Toledo dedica al “Triple Elvis”, opera iconica di Warhol. L’iniziativa conferma la vocazione di uno spazio vivo, aperto e capace di generare proposte originali che parlano a tutta Napoli e alle migliaia di turisti in visita in città».
Gli risponde il sindaco Gaetano Manfredi, intervenuto alla presentazione: «Grazie a Lucio Amelio, Warhol è stato a Napoli tante volte. Portare qui queste opere è un fatto importante. La mostra sarà un successo quasi scontato».
Il vero protagonista della mostra, allestita al secondo piano del palazzo realizzato da Marcello Piacentini nel 1940 e reinterpretato due anni fa dal progetto di Michele De Lucchi, è il ritratto di Elvis Presley o meglio il “triplo ritratto” realizzato da Warhol nel 1963, anno in cui l’artista per la prima volta lavora sulla ripetizione dell’immagine introducendo una rock star in quello che sarà il successivo catalogo di personaggi famosi.
Quest’opera, come le altre esposte, proviene dal lascito a Intesa Sanpaolo dei fratelli Luigi e Peppino Agrati, due industriali lombardi, tranne nel caso di due “Vesuvius”, di collezione del gruppo.
«Con questo nuovo progetto – spiega il curatore Barbero – si ha la possibilità di viaggiare nel tempo, servendosi della capacità delle collezioni della banca di mostrarsi e di non chiudersi in se stesse».
“Andy Warhol. Triple Elvis” si aggiunge al percorso di visita dell’altra mostra in corso “Vitalità del Tempo”, sempre a cura di Barbero, allestita sempre al secondo piano, in sei sale, con opere di importanti artisti della seconda metà del Novecento, di collezione Intesa Sanpaolo e anche Agrati. Qui, è possibile ammirare opere tra le altre di Fontana, Kounellis, Boetti e Sol Lewitt.
Il museo di Napoli, insieme a quelli di Milano, Torino e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola.
Sono due grandi sale ad accogliere la selezione di opere di Warhol. È un viaggio nella colorata ripetizione differente dell’artista pop che ha sottratto l’immagine dall’ambito del consumo di massa per introdurla in un ambito colto, quello dell’arte, all’insegna di “stop all’unicità e viva la serialità”.
Nella prima stanza sono esposti dieci ritratti di Mao Tse-Tung (serigrafie a colori del 1972), di fronte ad altre dieci serigrafie della serie di “Eletric Chairs” del 1971. Entrambe le opere grafiche sembrano uguali, perché lo scatto da cui provengono è lo stesso, ma l’intervento dei colori rende ognuna diversa dall’altra.
E così avviene anche per la potente sequenza di “Marilyn” del 1967, allestite nella seconda sala, di fronte a due “Vesuvius” (serigrafie su cartone in rosso e nero), realizzati da Warhol per la grande mostra al Museo di Capodimonte “Vesuvius by Warhol” del 1985, organizzata al gallerista Lucio Amelio e curata da Michele Bonuomo e Angela Tecce.
Una mostra che, come ha ricordato Antonio Ernesto Denunzio, vicedirettore delle Gallerie d’Italia Napoli, consente di raccontare il rapporto speciale tra la città e Warhol.
Nella stessa sala si viene catturati da “Triple Elvis”, un acrilico e inchiostro serigrafato su di una grande tela che mostra la rock star in versione cowboy che sfodera una pistola puntandola dritta verso lo spettatore. Un’immagine tratta dalla pubblicità del film western “Flaming Star” del 1960 a cui Elvis Presley aveva partecipato.