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Gli inciuci e la bellezza del napoletano

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La parola napoletana inciucio, di origine onomatopeica (richiama il ciu-ciu che si percepisce nel chiacchiericcio tra due persone), mi piace, viene dal verbo inciuciare, cioè spettegolare, parlar male, fitto e a bassa voce, di qualcuno. Seppur il significato sia spregevole, il termine in sé è divertente, e ha un suo spessore narrativo; tanto è vero che è stato adottato ormai dall’italiano, dal politichese soprattutto, che di inciuci se ne intende.

Il primo fu D’Alema, riferendosi al tacito patto di non belligeranza con Berlusconi, anche detto “patto della crostata”, il dolce preparato per l’occasione dalla signora Letta. Anche Meloni ultimamente ha dichiarato che non fa inciuci con la Sinistra.

La maggior parte delle persone giudica gli altri per non giudicare sé. Eleanor Roosevelt disse a tal proposito: “Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone”.

Comunque, il napoletano, con la sua bellezza, e la capacità di definire un’azione, una situazione, o un dramma attraverso un’unica parola (pensiamo a schizzichea), tende a sminuire il significato stesso del termine, così che l’inciucio diventa divertente, e gli inciucessi non sono più visti come maldicenti, ma solo come personaggi grotteschi, ridicoli, che, non sapendo cos’altro fare, mettono in mezzo una jacuvella, altra magnifica espressione nata addirittura nel Cinquecento, derivante dalla parola “ghiacovella”, con la quale s’intendeva una “tenerezza affettuosa”.

A quell’epoca, le ghiacovelle erano le moine, i dispettucci da innamorati, i vezzi; infatti, c’è chi lega l’etimologia della parola al latino jaculum, dardo (riferita alla freccia d’amore scoccata da Cupido). Secondo altri proverrebbe anche dalle imprese teatrali di “Jacoviello”, (vezzeggiativo di Jacovo=Giacomo), traduzione italiana di “Jacque“, il contadino sempliciotto eroe del teatro comico francese e popolare anche a Napoli. Sempliciotto, come chi si adopera in inciuci.

Ma, d’altronde, l’uomo è un “animale” sociale, e considera il pettegolezzo e l’intrallazzo come modelli intrinseci di comportamento etico.

Anche se, a proposito di animali, io per la verità non ho mai visto due cani incontrarsi per parlar male di un terzo cane.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/07/28/news/gli_inciuci_e_la_bellezza_del_napoletano-423418699/?rss

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