«Il sindaco di Napoli continua a rivolgere, senza averne titolo, ridicole lezioni di procedura istituzionale, offendendo il lavoro e la dignità di chi, con enorme pazienza e con tenacia, cerca di difendere le nostre comunità, offrendo alibi a esponenti di governo che non conoscono il rispetto delle più elementari regole democratiche. Ognuno è libero di adottare i comportamenti che ha la forza e la dignità di sostenere. Ma è assolutamente intollerabile dover ascoltare sermoni che servono solo a nascondere comportamenti opportunistici».
È durissima la controreplica di Fulvio Bonavitacola, braccio destro del governatore Vincenzo De Luca, al sindaco Gaetano Manfredi. Parole che segnano la rottura palese, dopo che per mesi lo scontro tra Regione e Comune viaggiava sottotraccia.
Anche la tempistica certifica uno strappo che rischia di diventare insanabile: oggi Manfredi sarà a Roma, a Palazzo Chigi (rimasto chiuso a De Luca durante la manifestazione del 16 febbraio) per la cabina di regia su Bagnoli con Raffaele Fitto, il ministro denunciato per diffamazione dal presidente della Regione e contro cui sempre il governatore ha ingaggiato una battaglia senza quartiere sul mancato sblocco dei Fondi di coesione e sviluppo con esposti in Procura, Tar e corte dei conti.
L’attacco del vicepresidente della Regione Bonavitacola è la controreplica al cosiddetto “sermone” di Manfredi: «Ogni istituzione deve dialogare con l’altra – sostiene il sindaco – le istituzioni sono di espressione politica diversa ed è naturale che questo avvenga. Ai tempi di Bassolino c’era un governo di segno opposto e c’è stato un dialogo importante. Noi dobbiamo pensare al bene dei cittadini e della città, non al nostro».
Pensiero che il primo cittadino pronuncia in risposta a una lettera di Bonavitacola pubblicata ieri sul Mattino, in cui sollecitava Manfredi a «unire all’appello costruttivo una chiara presa di posizione sulle gravi responsabilità del ministero e del governo. La politica – aggiunge il numero due della Regione – vive di confronto, ma ci sono momenti in cui si determinano inevitabili conflitti, momenti in cui occorre prendere posizioni nette per fare fronte comune contro i nemici della Campania e del Mezzogiorno».
Un tentativo di coinvolgere il sindaco nella crociata bandita da Palazzo Santa Lucia contro il governo e in particolare contro Fitto. Ma Manfredi non ci sta a essere tirato per la giacca e conferma che continuerà sulla strada del dialogo. Quanto basta per finire nel libro nero di De Luca, che da mesi indossa i panni del difensore del Sud.
La rottura è iniziata il 16 febbraio, quando Manfredi non partecipa alla manifestazione di Roma, degenerata in tensioni e in un fuori onda in cui De Luca insultava la premier Giorgia Meloni. Dieci giorni dopo, durante un forum sull’Autonomia differenziata, De Luca accusò chi non lo aveva seguito nella protesta contro il blocco dei Fondi Fsc: «Spesso quando si sta nelle istituzioni si preferisce la logica del maggiordomo per aver un piacere». Ma per Manfredi «la vera rivoluzione si fa rispondendo ai bisogni dei cittadini».
Parole che non placano De Luca. Mentre il suo vice sparava a zero contro l’ex rettore, ha aggiunto considerazioni tutt’altro che pacifiche: «Dopo il successo della Gevi dobbiamo immaginare altre cose a livello di impiantistica sportiva, una struttura che vada oltre la capienza del Palabarbuto – ha affermato il governatore incontrando i vincitori della Coppa Italia di basket – è in corso di realizzazione un palasport a Salerno con capienza di 8mila posti, quasi doppia rispetto all’impianto di Fuorigrotta: sarà a disposizione del club. Il nuovo palasport a Napoli? Bisogna chiarire sempre chi paga: tutti parlano ma paga sempre la Regione e non va bene. Tutti – ha detto De Luca – chiedono soldi ma solo uno combatte per farli arrivare». Oggi è atteso un altro round. E Manfredi da Roma potrebbe annunciare novità su Bagnoli: si accelera sul progetto di non rimuovere la colmata grazie a una serie di interventi tecnici.