«Sentiamo un rigurgito di antisemitismo impressionante, vediamo tante porte chiudersi, tanti sguardi che si abbassano, amici che voltano le spalle. È terribile ciò che sta accadendo, dopo la strage del 7 ottobre». Nella sinagoga di via Cappella Vecchia si presenta il libro “Come tutto è cambiato dopo il 7 ottobre”, edito da Pasquale Ignazio, curato da Francesco Lucrezi, docente di Diritti Antichi all’università di Salerno, con un incarico al Suor Orsola Benincasa e con l’apporto di 20 autori, tra cui giornalisti, docenti universitari con il rabbino di Roma Riccardo Di Segni ed è l’occasione per discutere anche degli effetti quotidiani del conflitto.
È preoccupato Daniele Coppin, consigliere della Comunità ebraica di Napoli: «È cambiata la percezione del mondo che ci circonda, oltre al dolore per quello che è accaduto, assistiamo ad un rigurgito di antisemitismo, sotto forme nuove, inaspettate. Si associa erroneamente lo stato di Israele, governo, guerra e popolo ebraico e le informazioni non aiutano, spesso sono parziali e non veritiere, si fa propaganda».
Negli ultimi mesi, la sinagoga ha inasprito le misure di sicurezza: non solo presidio militare 24 ore su 24 dai tempi dell’attentato a Charlie Hebdo ma anche controlli più stringenti negli accessi. Insomma, la tensione è alta. «In questo momento nessuno si sente al sicuro – spiega Coppin – e noi ci sentiamo, piuttosto, sotto processo, sentiamo diffidenza nei nostri confronti. L’altro giorno eravamo in ospedale per una visita e una guardia giurata si è avvicinata per dirci che prima stimava gli ebrei e ora non più. Ci accadono tutti i giorni episodi del genere. Non si accetta il confronto, si zittisce chi la pensa diversamente, come è capitato al direttore di Repubblica Maurizio Molinari».
«Dopo il 7 ottobre è cambiata la pietà – commenta il curatore Lucrezi – la dignità, la sensibilità, il senso della giustizia, c’è un enorme senso di solitudine, un vero e proprio sgomento, vedere le vittime che vengono lasciate sole. Se vivessimo in un mondo normale si dovrebbe essere solidali con le vittime, le famiglie massacrate –prosegue Lucrezi – Si parla tanto di pro-Palestina, io sono dalla parte della Palestina, credo che questo popolo abbia diritto ad uno Stato libero ma che si viva in pace, senza nuovi “7 ottobre”. Che la bandiera di quel paese venga usata in nome del gruppo terrorista ci restituisce un vento di grande solitudine. Soffiano venti di intolleranza, le università ne pagano il prezzo. Il popolo israeliano, come il palestinese, hanno diritto a vivere in pace ma da duemila anni esiste un antisemitismo feroce, crudele. Esiste una vera maledizione, l’odio verso il popolo ebraico, che è qualcosa di tragicamente misterioso, appartiene alla psicostoria, irrazionale. Preciso che io non sono ebreo, sono semplicemente un analista della realtà e quello che vedo mi lascia sgomento. Questo libro è stata una iniezione di fiducia e speranza, perché gli autori del libro, sia pure nella rabbia, hanno espresso un certo ottimismo per il futuro. Io credo che ci resti solo ”l’ottimismo della ragione” di Gramsci».