Aldo Giuffrè nacque a Napoli il 10 aprile del 1924, domani dunque avrebbe compiuto cento anni. Il padre, musicista, era maestro di contrabasso al Teatro di San Carlo, e certo da lui dovette ereditare gusto e misura di quell’armonia segreta e personale che gli consentì di essere attore grande del suo tempo, dotato d’una ironia tanto speciale e forte che gli fece superare una delle prove più difficili che possano capitare ad un attore.
Eroico, instancabile in una disciplina di invenzione e di sacrificio, trasformò infatti in virtù la perdita della voce. Quella sua voce calda che incantava i radioascoltatori e la si riconosceva anche al cinema ancor prima di vederlo, bello com’era e simpatico anche quando faceva il cattivo, E fu in quell’anno triste di malattia la scelta di un dono dolce e disperato d’ironia, gioco sapiente degli ultimi, lunghi anni di lavoro in palcoscenico, e d’insegnamento dedicato ai giovani. Grande attore.
Aldo, primo figlio di Vincenzo Giuffrè, fratello di Carlo con cui, secondo le abitudini delle “famiglie del teatro” collaborò a lungo e litigò volentieri, era un “figlio d’arte” di questa città che al teatro dedicava passione.
Aveva incominciato presto a recitare, nel 1947 nella “Napoli milionaria!” di Eduardo De Filippo, anche se nel collegio dove era dovuto andare quando la famiglia era caduta in miseria — dopo la morte improvvisa del padre — quasi per scherzo, sempre per allegria, improvvisava parodie e adattamenti di film di successo, mettendo su piccole commedie.
Poi fu qualche incursione di tirocinio, muovendo i primi passi in una compagnia «che faceva capo a Vincenzino Scarpetta con tutti i grandi vecchi del teatro dell’epoca, che fu per me come una grande palestra in cui si provava alle dieci di mattina per andare in scena la sera» diceva ricordando il suo passato più remoto con vecchi attori dispettosi e sapienti a cui “rubare il mestiere ascoltando la loro voce come fosse una musica, e apprendendo i tempi giusti segnati con misteriose crocette ed asterischi sui copioni scritti a mano”.
Ed Eduardo De Filippo, Giorgio Strehler e Cesco Baseggio, riconosciuti come gran maestri a cui tributare riconoscenza anche quando ormai non più giovane: affrontava momenti faticosi e difficili sempre con il sorriso nel cuore. Perché ai giovani bisogna passare fiducia e allegria. Ed anche sapere e memoria.
De Filippo, Petito, Curcio, Scarpetta, Goldoni, Cechov o Pirandello: pagine in cui scrivere memorie come fosse, la vita, un romanzo, al cinema ed in televisione. Così è giusto e importante il ricordo di Aldo Giuffrè che ne darà domani sera Rai 5, omaggio reso alla memoria di un attore certamente non dimenticato, come documenterà la puntata speciale della serie “In scena”, che andrà in onda in prima visione domani appunto alle 21,15. Il documentario di Francesco D’Arma, con la regia di Monica Onore, racconterà ai più giovani la storia umana e professionale del grande attore, dall’infanzia difficile nella Napoli degli anni Venti agli esordi a teatro, da Eduardo a Totò, dal cinema d’autore degli anni ‘60 ai trionfi sul palcoscenico, in coppia col fratello Carlo, negli anni ‘70 e ‘80.
E lo ricorderanno con le loro testimonianze Elena Pranzo Zaccaria, la sua seconda moglie, il nipote Francesco Giuffré, amici attori come Massimiliano Gallo e Fioretta Mari, il critico teatrale Giulio Baffi. Spartiti, fotografie, manoscritti, recensioni, copioni sono stati donati alla Biblioteca Nazionale e la maschera di Pulcinella che il pronipote Antonio Petito donò ad Aldo, saranno in mostra dal 29 aprile. Un evento-ricordo è in programma al Teatro Mercadante e una scalinata del Vomero sarà a lui intitolata.