
L’inattesa uscita del sindaco di Torre Annunziata per chiedere a Rfi di chiude le ferrovia fino a Castellammare di Stabia ripropone con drammatica attualità il tema di che cosa si intende per trasporto pubblico e di come le amministrazioni perseguano l’obiettivo di ridurre i collegamenti su gomma e puntino su forme alternative di mobilità.
Nello specifico, in pieno stile trumpiano, Cuccurullo entra a gamba tesa nelle vicende della vicina (e per lunghi anni sorella) Castellammare di Stabia arrogandosi in un solo tempo non solo il diritto di negare un pezzo di trasporto ferroviario a propri concittadini ma anche agli stabiesi. Un sindaco, insomma, che intende decidere non solo in casa propria, ma anche in quella degli altri. Passando sopra a 183 anni di storia: nel 1842 la prima ferrovia d’Italia, la Napoli-Portici, fu prolungata fino a Castellammare. Il tratto da Torre Annunziata a fino a Nocera Inferiore (che poi porterà a collegare il capoluogo con Salerno nel 1866) fu aperto due anni dopo.
Dunque, stiamo parlando di una infrastruttura storica, ma anche di una visione di futuro. È evidente che il sindaco di Torre non è una voce isolata e si muove nel solco di altre spinte ricorrenti, come quelle che hanno già portato a chiudere la tratta Castellammare-Gragnano. Alla luce del disastro Circumvesuviana e della crescente domanda di mobilità anche turistica è di un’assoluta miopia ignorare e trascurare una linea che collega Pozzuoli con Castellammare lungo tutto l’arco del golfo. È noto che spinte imprenditoriali si agitano da molti anni per chiudere la ferrovia storica lungo la linea di costa. Istanze queste ultime purtroppo recepite anche all’interno del Piano strategico del Grande progetto Pompei e scintilla per avviare costose progettazioni. Come se il problema della vivibilità dei comuni vesuviani fossero i binari e non il disordine urbano.
Chiudere la ferrovia è un sogno ricorrente. Nel 2012 ci provò il Comune stabiese, a una forte reazione popolare bloccò le mire speculative sulla linea e la Regione Campania (assessore Vetrella) scongiurò la chiusura. Nel settembre del 2017 fu presentato a Palazzo Partanna da parte degli industriali di Naplest-Pompei l’idea di togliere i binari per favorire la nascita di un unico water front tra Napoli e Castellammare a servizio dei siti Unesco di Pompei, Ercolano e Oplontis. E di spostare la linea dalla costa all’interno, in parallelo con la Circumvesuviana fino a Pompei. L’anno dopo fu il Comune di Torre Annunziata a chiedere la soppressione.

Pochi giorni fa, altro sindaco, Torre Annunziata ritiene che la presenza di due passaggi a livello lungo la tratta tra il suo comune e Castellammare sia «un disagio non solo per i residenti ma anche per le migliaia di persone che arrivano nella nostra città e per le diverse aziende del nostro territorio che insistono nel quartiere Rovigliano e Deriver. Abbiamo chiesto agli enti competenti di procedere immediatamente alla dismissione della linea ferroviaria e di istituire un servizio bus alternativo».
Insomma, la ferrovia che da sempre è stata avanguardia del progresso, a Torre diviene ostacolo. Ci si sarebbe attesi invece una richiesta alla Regione e, di conseguenza, a Rfi e Trenitalia di potenziare le corse, di migliorare l’infrastruttura, di investire per ridurre i tempi di attesa ai passaggi a livello, di immaginare un uso anche turistico-culturale della prima ferrovia d’Italia che annovera lungo il percorso sul Museo ferroviario nazionale di Pietrarsa e arriva fino a Pompei, capitale del turismo archeologico.

Stupisce che l’Eav, ancora una volta, sia così entusiasticamente pronta a celebrare il funerale di una ferrovia e a progettare interventi su linee non proprie, mentre ancora fatica a gestire a livelli accettabili la Circumvesuviana. E perché un tram leggero dovrebbe funzionare meglio della Circum? Il sindaco di Castellammare di Stabia ha replicato: «Sono contrario alla soppressione della linea ferroviaria Torre Annunziata – Castellammare di Stabia – Gragnano». E chiede di «potenziare e modernizzare ciò che esiste».

Bisogna perciò chiedere al presidente della Regione Vincenzo De Luca di investire sulla “metropolitana del golfo di Napoli” che già esiste: va potenziata e organizzata meglio, per collegare importanti città come Castellammare, Torre Annunziata, Torre del Greco, Portici fino a Napoli e Pozzuoli. La Regione ha la possibilità di riscrivere questa storia nata nel 1839 con i Borbone, di cui spesso a chiacchiere tutti si vantano, salvo poi chiudere un occhio quando si tratta di distruggere ciò che il passato ci ha affidato.