
L’ex sindaco di Caserta, Carlo Marino, si sospende dal Partito Democratico. A distanza di quasi una settimana dalla decisione del Consiglio dei ministri di sciogliere il Comune per condizionamenti della criminalità organizzata, l’ormai ex primo cittadino nonché presidente dell’Anci Campania invia una lettera al commissario regionale del partito, Antonio Misiani, oltre che al commissario provinciale di Caserta, Susanna Camusso, per annunciare questa scelta.
“Intendo comunicarvi una decisione profondamente sofferta – scrive Marino – maturata dopo un periodo di intensa riflessione personale e politica. Con animo gravato, ma fermo nella convinzione di agire per un bene superiore e nel solco dei principi di etica pubblica, trasparenza e legalità che hanno sempre ispirato la mia trentennale attività politica e professionale, sospendo la mia iscrizione al Partito democratico, formazione alla quale ho dedicato anni di impegno, passione e sacrificio, contribuendo a costruirne il radicamento sul territorio casertano”. Per Marino, il suo è un atto “dolorosissimo”, che “nasce dall’urgenza inderogabile di difendere la dignità della mia città, Caserta, vilipesa da un provvedimento di scioglimento amministrativo che giudico ingiusto e pretestuoso, svincolato da reali criticità nella vita istituzionale locale”. E si dice poi certo di non aver commesso “alcun atto improprio o contrario all’etica pubblica, come testimoniano le migliaia di espressioni di solidarietà ricevute in queste ore”.
“Tuttavia – aggiunge – il mio senso del dovere, nutrito dal patto di fiducia tra cittadini e istituzioni sancito dalla nostra democrazia, mi impone di intraprendere una battaglia senza riserve per riaffermare la verità e restituire a Caserta, alla mia famiglia e a me stesso quel rispetto che un atto amministrativo opaco e giustificato da ragioni partitiche ha ingiustamente negato”. Un passo, conclude Marino, che non + stato compiuto “per viltà, né per abbandonare gli ideali che ci uniscono, ma per poterli servire con maggiore libertà, in tutte le sedi necessarie, affinché la fascia tricolore sia restituita al suo splendore, liberandola dal fango di una decisione ministeriale che l’ha sporcata”.