Nulla di nuovo in collina. Nessuna comunicazione, evento o prossima iniziativa. Come in un torpore primaverile, il Museo di Capodimonte si adagia all’ombra dei suoi glicini in fiore.
Da pinacoteca più attiva in città, a meraviglia in potenza: sempre pronta a scattare sulla linea di partenza, ma con un via che non arriva mai. La guida di Eike Schmidt, cominciata a gennaio, non spicca il volo, non lega con la città e comunica poco, molto poco.
In quattro mesi di direzione, il critico d’arte, reduce dall’eccellente esperienza agli Uffizi, appare più preso dalla sua eventuale candidatura a sindaco di Firenze. In realtà, una novità c’è: la riduzione del costo del biglietto d’ingresso, da 15 a 12 euro, a partire dal 28 marzo, in determinate fasce orarie.
Il decreto è mimetizzato tra le pagine del sito ufficiale di Capodimonte: un’ottima idea per incentivare gli ingressi, ma anche una spia d’allarme per un calo di visitatori. Fisiologico? Può darsi: le sale sono al momento prive di tanti capolavori (tra cui la “Flagellazione” di Caravaggio): si tratta di prestiti avviati dal precedente direttore Sylvain Bellenger.
I numeri calano, ma non in questa Pasqua, dove gli scarsi mille turisti ad ammirare, sono in linea con quelli dello scorso anno. Il problema, oltre all’atavica difficoltà di raggiungere il sito coi mezzi pubblici, è la memoria: un museo che non parla più, allontana avventori, in una città da sempre nota per la memoria corta.
Eppure, il direttore Schmidt aveva promesso un incontro con la stampa a poche settimane dal suo insediamento: “Il tempo di assestarmi”, garantiva. La conferenza non c’è mai stata: troppo “scomode” le domande sulla corsa al Palazzo Vecchio. Corsa, peraltro, mai confermata, né smentita.
Capodimonte sprofonda in un limbo di attesa, immeritato. Il ministero della Cultura prova a correre ai ripari, lanciando proprio ieri un “Abbonamento annuale”, con accessi illimitati in pinacoteca a 50 euro, più altre fasce e prezzi, per famiglie e studenti. Domattina il ministro Gennaro Sangiuliano sarà nel Salone delle Feste con Schimdt per la giornata di lavori sui “Temi emergenti nel Pnrr”.
Probabilmente sarà un’occasione anche per approfondire la Determina del 5 marzo, in cui si chiude il contratto di “riallestimento” di più sezioni, a cura dell’architetto Francese Joseph Graf, “impossibilitato, per sua stessa comunicazione”, a completare il progetto (quindi senza impiego di risorse economiche).
Dopo una cavalcata durata otto anni, la “Reggia delle meraviglie” rallenta. Ma qui non c’è il Deserto dei Tartari: sempre online, nella sezione di “Amministrazione trasparente” del portale, alla voce “Direzione” c’è sì il nome di Eike Schmidt, ma se si clicca sul suo curriculum (funzione fondamentale in ogni ente pubblico), appare ancora quello di Bellenger.
Vale pure per il pdf della nomina ministeriale: c’è ancora quella di chi lo ha preceduto, datata 2020. Rallentamenti a cui non eravamo più abituati. Dal suo arrivo, Schmidt non ha nominato un portavoce. C’è un funzionario alla comunicazione, ma cura i social network e la parte in rete.
“Repubblica” ha provato a prenotare una chiacchierata col lui (soprattutto sulle intenzioni politiche), chiedendola “come da procedura” alla Segreteria di Direzione. Attendiamo una risposta dal 18 marzo. Non è un mistero che lo studioso ami profondamente, e non a torto, la città dei Medici: lì ha casa (ancora non ne ha presa una a Napoli, nonostante il prestigioso incarico) e lì ha mire politiche.
La candidatura è ormai un segreto di Pulcinella: da Firenze si bisbiglia che la destra intenda presentarlo il più tardi possibile (si parla di metà aprile), per non allontanarlo troppo dai suoi attuali doveri. L’aspettativa (gratuita) inizierebbe dopo l’esito delle elezioni.
Le dimissioni museali, in caso di vittoria, sarebbero automatiche, come lo stesso interessato ha ammesso, mesi fa. Ma se il trionfo non ci fosse? Altre voci politiche, tutte da confermare, intervengono sul caso. Pare che sia già pronta una “exit strategy”: dimissioni da Napoli, con successiva partecipazione al bando di direttore per Gallerie dell’Accademia e Bargello accorpate in un nuovo polo culturale, da giugno.
Un “paracadute”, come lo definisce la sinistra, che salverebbe capra e cavoli, garantendo a Schmidt un riavvicinamento al capoluogo toscano. Con una sola vittima: Capodimonte.