L’albergo diffuso è una tipologia di ricettività alberghiera in un borgo, in cui le stanze sono costituite da più case, preesistenti e vicine fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi alberghieri.
Da questa interessante e fortunata iniziativa sono sorti altri tentativi di “diffusione”. Per esempio il ristorante diffuso per il quale in un locale si cucinano pasta e altri primi in un altro carne e contorni e via procedendo.
Non mi pare si sia in questi termini parlato di “concerto diffuso”, cioè dell’ascoltar musica in luoghi diversi ma vicini. È così che mi sentirei di definire l’iniziativa nota come Spinacorona della cui VIII edizione ha scritto su queste pagine Ilaria urbani (“Tre giorni di musica e 19 concerti nel festival di Michele Campanella”) il 14 settembre.
Si tratta proprio di ascoltare musica, gratis, e in luoghi, generalmente chiese, nei quali trascorrere un’ora di ascolto: di musica e di bravissimi musicisti. E la “diffusione” consiste nella vicinanza dei siti che consentono il raggiungimento l’uno dall’altro in dieci/quindici minuti a piedi per passare da Mozart a Bach a Schubert a Piazzolla a Guillaumec Connesson che quest’anno è il graditissimo ospite d’onore.
L’esperienza è davvero godibile: per gli amanti della musica, ma non meno per chi, spinto dalla curiosità di visitare luoghi sconosciuti e attraenti poi, trovandosi sul posto, “scopre” anche la musica e si appropria del piacere di ascoltarla.
Insomma Spinacorona è un camminare per vedere e ascoltare in una città nella quale non pochi hanno motivo di lamentare gli sconquassi del traffico automobilistico.
Proprio a Napoli per la quale, come ho avuto modo di ricordare altre volte, l’architetto austriaco Bernard Rudofsky che ha anche vissuto e operato a Napoli in collaborazione con Luigi Cosenza, ha scritto che «c’è ancora un mondo in cui le strade non sono anonimi nastri d’asfalto su cui scorrono uomini, macchine e rifiuti, ma quotidiani teatri di vita».
Ecco: il “concerto diffuso” è anche un’occasione annuale per essere attori protagonisti in questi teatri di vita. Camminando, guardandosi intorno e vedendo prima di andare ad ascoltare e sentire musica.
Ma “Camminare”? Anche a Napoli? Si chiederebbe Gino Doria il quale (“Le strade di Napoli” in “Il napoletano che cammina”) ha scritto: “Veramente c’è da discutere sul verbo camminare applicato al napoletano. Anzi io voglio appunto dire che il napoletano ignora che cosa sia camminare, mentre sa bene che cosa significa passeggiare. Il napoletano non cammina mai, ma passeggia sempre: anche se sia il napoletano più attivo, più energico, più preso dagli affari, più difettoso di tempo”.
Come che sia, la sostanziale vicinanza dei siti consentirebbe anche di passeggiare andando da una chiesa all’altra. D’altra parte Spinacorona ha anche un sottotitolo che è “passeggiate musicali napoletane” in perfetta coerenza con quanto sostiene Doria. Ma poiché nelle varie chiese ospitanti bisogna anche arrivare per tempo prima che si esauriscono i posti a disposizione, con buona pace per Gino Doria, in questo caso è meglio camminare.
Allora? Come si dice? Save the date; mettiamo le date in evidenza nel nostro calendario per ricordare che Spinacorona va dalla sera del 3 ottobre alla Basilica del Carmine a piazza del Carmine a quella del 6 nella restaurata splendida Chiesa dei Girolamini.
Se poi qualcuno volesse anche sapere che cosa è Spinacorona, e dove sta, sappia che parliamo della fontana cinquecentesca della Spinacorona (detta “delle zizze”) che si trova addossata alla chiesa di Santa Caterina della Spina Corona in Via Giuseppina Guacci Nobile. Il soggetto principale è la sirena (a Napoli le sirene non mancano mai) che spegne le fiamme del Vesuvio con l’acqua che le sgorga dai seni (in napoletano “zizze”). Ce lo dice una lapide con l’incisione Dum Vesevi Syrena Incendia Mulcet.
E, tra uno e l’altro dei diciannove concerti, anche questa si può vedere.