«Non sono riuscito a trovare una casa e dal giorno dello sgombero della Vele Celeste dormo in questo furgone». Rosario, 52 anni, è accampato davanti al mostro di cemento, dove a fine luglio venne giù una passerella che collegava due ballatoi uccidendo tre persone e mandandone in ospedale altre 12. La Vela fu evacuata per motivi di sicurezza e il Comune ha messo a disposizione un bonus che va da 400 a 1.110 euro al mese grazie ai fondi stanziati dal governo. Ma è comunque complicato trovare casa. «Pretendono una busta paga a garanzia» racconta Rosario. E per molti abitanti delle Vele è come trovarsi davanti a una porta sbarrata. «Lavoro come steward al Maradona, ma sono a “chiamata” non ho una vera busta paga. Non offro le garanzie giuste e così dormo per strada mentre mia moglie si è temporaneamente trasferita dal fratello con i nostri due figli che domani (oggi per chi legge, ndr) iniziano la scuola». Stessa storia e stessa amarezza per Camilla Vento, 45 anni, vedova da 9 anni, che abitava nella Vela con i tre figli di 28, 25 e 24 anni e il cane di famiglia: «Un pit bull di 9 anni buonissimo a cui siamo molto legati ma che è uno degli ostacoli per trovare una casa». La donna è un’estetista ma anche lei non ha un vero contratto di lavoro. «Il Comune ci ha dato un aiuto economico, ma purtroppo non riusciamo a ottenere l’autonoma sistemazione che ci servirà fino a quando non saranno costruite le nuove case – spiega Vento – al momento il problema non è il futuro ma il presente. Il pregiudizio è l’ostacolo più grande perché si generalizza sulle persone, sul quartiere e nessuno vuole affittare appartamenti alle persone delle Vele. Mi hanno chiesto addirittura una busta paga statale, vogliono dipendenti dello Stato, vi rendete conto che assurdità? Per noi si aggiunge anche la difficoltà di avere un amato animale domestico. Trovano comunque un appiglio per dirci no». La donna denuncia anche una speculazione sulle case. «Gli affitti sono aumentati: parliamo di monolocali a 700 euro al mese nei comuni a Nord di Napoli. Sono vedova da nove anni con tre figli che lavorano tutti, non avremmo problemi ad affittare una casa, anche perché possiamo contare su un contributo di 800 euro al mese. Mio figlio è tirocinante in una azienda che fornisce pezzi per le ferrovie dello Stato ma non basta come garanzia. Ho venti giorni per trovare un nuovo alloggio. Ora siamo in una sistemazione temporanea che però dobbiamo lasciare entro il mese. Sono a favore del progetto di riqualificazione di Scampia e non mi sognerei mai di osteggiarlo, ma chi è in difficoltà va aiutato ad affrontare il presente».
La situazione della signora Camilla è paradossale: la sua famiglia avrebbe le risorse per un tetto, ma non c’è nessuno che li accetta come inquilini. «Eppure, siamo brave persone, onesti lavoratori come molti nelle Vele – conclude Vento – purtroppo paghiamo anche noi la cattiva e ingiusta reputazione di Scampia, e gli errori commessi da altri. Con lo sgombero delle altre due Vele sarà ancora peggio».