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La schiavitù è tornata in pieno sole

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La schiavitù è tornata ad affacciarsi in pieno sole, si era solo nascosta. Forse viveva con sobrietà nei sotterranei delle nostre coscienze, forse, come molti crimini, aveva bisogno di passare inosservata.

Ora no, non le serve più, si può mostrare in giro.

Prendersi il corpo di un’altra, prendersi il corpo di un altro individuo. Trovare giovamento economico e di potere sottomettendo volontà in fondo è l’offesa più antica, il misfatto nato con l’uomo.

Gli altri possono essere tante cose: il denaro che mi manca, l’esibizione di status che in realtà non ho, la scala su cui salire. Distinguersi con la prevaricazione è facile, senza arrivare a casi estremi è uno sport molto praticato.

Il manuale è di semplice consultazione, la premessa recita: in cosa mi puoi servire? Cos’hai che io non ho? Come posso prendermelo?

E poi c’è la giustificazione, d’altra parte esiste una giustificazione per ogni caduta: non tutti gli uomini sono uguali. Io sono migliore perché dotato di maggiore intelligenza. Ho la capacità di saper muovere arti non miei, di piegare teste, di prefabbricare esistenze che per nascita e per altri accidenti non dovrebbero riguardarmi.

Una donna – una delle tante – costretta alla prostituzione, si è ribellata al suo carnefice protettore ed è stata minacciata di morte. “Protettore” è il termine bugiardo per eccellenza, d’altra parte non è raro che il crimine si finga guardaspalle.

L’uomo è stato arrestato.

Colpisce la forza della donna, lo sforzo estremo di sollevarsi dalla paura e dal degrado per affrontare l’imprevedibile. Per fidarsi.

Perché per denunciare bisogna fidarsi e non è responsabilità facile: il dubbio dell’inutilità di qualsiasi gesto di ribellione è lecito in una vita che non ha mantenuto nemmeno una promessa. Chissà dove trovano il coraggio le donne e gli uomini che denunciano misfatti dopo aver perso tutto, con la piena consapevolezza che la propria vita è a rischio. Chissà come fanno i perseguitati.

Persino nel mondo animale ci sono esempi di tale antica usanza: per esempio le formiche schiaviste invadono nidi di altre specie di formiche per rubare le larve e trasportarle nel proprio nido. Per ottenere questo risultato utilizzano formiche schiave che lavoreranno per tutta la vita nella nuova colonia senza nemmeno immaginare di essere state sottomesse.

Il grande Ignazio Silone scriveva: “non c’è peggiore schiavitù di quella che si ignora”. Pure quella che si conosce non è niente male.

Svegliarsi ogni mattina con la consapevolezza di non appartenersi non è cosa da poco, mi chiedo dove finisca il desiderio, scivola nelle minuzie che ancora restano in proprio possesso? Mi domando: la volontà superstite che strada prende? Come si fa a sopportare i giorni e le notti: quanto si può resistere senza somigliarsi mai?

Così la donna di quarantaquattro anni ha deciso. Nessuno può sapere da cosa siano mosse le scelte altrui, ignoriamo il punto di non ritorno della forza della disperazione. Possiamo solo immaginare, ma possiamo immaginare male perché i dolori più terribili si travestono di lontananza. Persino l’immaginazione non fa il suo dovere, non desidera architettare risposte a domande che per il momento ci sono state risparmiate.

Chissà se la schiavitù finirà davvero, se corpi e volontà apparterranno alle legittime proprietarie, se pure le formiche schiaviste la smetteranno di andare a predare i nidi degli altri, rubando larve, ammucchiando nel buio destini rotti per le provviste invernali.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/07/27/news/la_schiavitu_e_tornata_in_pieno_sole-423417335/?rss

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