Professori universitari, ricercatori, esponenti delle associazioni ambientaliste del mondo culturale, mitilicoltori, balneari e storici circoli nautici, cittadini comuni: cresce la mobilitazione contro il rischio di distruzione dell’ultimo polmone biologico del mare di Napoli.
Una vera e propria onda blu, come l’hanno ribattezzata gli organizzatori, ha partecipato all’avviso pubblico della Direzione Valutazioni Ambientali del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza energetica per raccogliere pareri ed osservazioni sul Progetto contenuto nel Programma di Risanamento Ambientale e di rigenerazione Urbana di Bagnoli, che prevede la realizzazione di un secondo scolmatoio fognario all’interno della Zona Speciale “Fondali marini di Gaiola e Nisida” della Rete Natura 2000. Praticamente, in piena area marina protetta, causando l’inevitabile incremento degli scarichi sui fondali marini tutelati della zona.
Naturalmente tutte le opinioni raccolte, di addetti ai lavori e non, danno parere negativo. A fare da apripista, una relazione tecnica, rilasciata dallo staff di esperti dell’area marina protetta e parco sommerso della Gaiola, in cui vengono specificati, uno a uno gli enormi rischi di un nuovo collettore fognario in questo spazio di mare .
L’area, infatti, tutelata da oltre vent’anni e instancabilmente dal Centro Studi Gaiola, diretto dal biologo marino Maurizio Simeone, è quella di maggiore pregio naturalistico, archeologico (per la presenza degli scavi della villa romana di Vedio Pollione) e paesaggistico dell’intera fascia costiera di Napoli. Gli studi condotti dal Parco in questi anni (che da tempi non sospetti si batte per la chiusura dello scarico di troppopieno di Coroglio), assieme ad università ed Enti di ricerca, hanno messo in evidenza come nello specchio di tra l’isola di Nisida e la Gaiola vi siano concentrati i tre più importanti ed ormai unici banchi di coralligeno della costa cittadina e non solo che rappresenta, assieme alla posidonia oceanica, un habitat fondamentale per la biodiversità del Mediterraneo.
In campo, il professor Giovanni Fulvio Russo, ordinario di ecologia marina all’università Parthenope di Napoli e già presidente della Società Italiana di Biologia Marina: “La relazione tecnica di Parere Negativo presentata dal Parco – sostiene – è un’esamina più che completa delle motivazioni che dovrebbero indurre chi di dovere ad un radicale ripensamento delle opere, partendo dalla delocalizzazione immediata degli scarichi già esistenti”.
Per i Ricercatori della Stazione Zoologica di Napoli Anton Dohrn, l’area della Gaiola “sta svolgendo un’opera straordinaria nel valorizzare e riqualificare un piccolo tratto di costa della città di Napoli. Siamo assolutamente contrari alla realizzazione di opere che vanno in una direzione del tutto contraria. Ciò che andrebbe fatto sarebbe rimuovere gli scarichi esistenti e non prevederne di nuovi”.
C’è poi l’Istituto Gestione Fauna, l’associazione professionale delle Scienze Ambientali la rete dei siti ExtraMANN , il Coordinamento Tutela Mare. Tutti schierati per il no.
Scende in campo anche Marevivo: “È nostro dovere istituzionale – sottolinea la presidente Rosalba Giugni -non ripetere gli errori del passato e cogliere l’opportunità di ripensare e riprogettare integralmente il sistema fognario dell’area occidentale di Napoli, secondo i principi del ciclo integrato delle acque, del Green Deal europeo che prende le mosse dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, tenendo conto anche della Nature Restoration Law approvata dall’Ue e non in ultimo della nostra Costituzione”.
Giugni è pure portavoce delle 16 associazioni che hanno dato il via già diversi mesi fa a questa mobilitazione in difesa del Parco sommerso di Gaiola e della ZSC Europea. La petizione online ha già raggiunto seimila firme.
“Da oltre 20 anni – conclude Maurizio Simeone, direttore dell’amp della Gaiola -Napoli aspetta che si ponga rimedio a grossolani errori del passato che immisero in uno dei tratti di mare più preziosi del mondo, gli scarichi di bypass dell’impianto di trattamento fisico delle acque reflue di Coroglio. Perseverare oggi a distanza di 23 nel solco di quegli errori sarebbe davvero imperdonabile. Rispetto al passato tantissima gente di questa città, e non solo, oggi è pronta a difendere quest’ultimo scrigno di biodiversità e storia” .