Venerdì 17 alle 9 nell’aula Piovani del Dipartimento di Studi Umanistici alla Federico II, si terrà l’incontro “Diamo voce a Mario. Il caso di Mario Paciolla e il mondo dell’informazione”.
Saranno presenti Anna Motta e Pino Paciolla, genitori di Mario, in dialogo col giornalista e ricercatore Simone Ferrari, esperto del contesto politico colombiano, la giornalista Carla Manzocchi, autrice e voce narrante del podcast Rai dedicato alla storia, e Tina Marinari, coordinatrice delle campagne di Amnesty International Italia.
L’incontro è promosso dal Centro Linguistico di Ateneo, in collaborazione col Dipartimento di Studi Umanistici e con il patrocinio di Amnesty International Italia. Ha l’obiettivo di diffondere e far riflettere sulla vicenda del giovane trentenne trovato senza vita nella sua casa di San Vicente del Caguán il 15 luglio 2020.
Una biografia, quella di Mario, che delinea il ritratto di un giovane, figlio del nostro tempo, che poco più che ventenne aveva già conosciuto l’India, parlava tre lingue, aveva fatto l’Erasmus e l’Interrail, aveva importato in Italia, a Napoli, il format del giornalismo partecipativo Cafè Babel e si era fatto promotore della Campagna “io sono italiano” a favore degli immigrati di seconda generazione senza diritto di cittadinanza.
Mario Paciolla era un “costruttore di pace” (così lo definisce chi lo ha conosciuto) che, con una laurea in Scienze Politiche e tanti ideali, nel 2016, a 29 anni, parte come volontario verso la Colombia. Due anni dopo, nel 2018, inizia la collaborazione con le Nazioni Unite come osservatore per la verifica del corretto svolgimento degli accordi di pace tra il Governo colombiano e le Forze Armate Rivoluzionarie.
Una vita che, seppur breve, porta con sé un profondo messaggio di pace da condividere con gli studenti per diffondere la cultura del dialogo.L’incontro dà inizio a un progetto didattico che, partendo proprio dallo spagnolo, lingua parlata in Colombia, ha come obiettivo quello di popolare la rete di informazioni multilinguistiche sul giovane attivista. Un progetto che nasce dalla volontà di colmare una lacuna informativa e rendere accessibile a tutti la storia del giovane volontario ancora vivo nella voce commossa dei suoi amici, negli aneddoti di chi ha lavorato con lui, negli articoli con lo pseudonimo Astolfo Bergman o nelle sue poesie ancora da pubblicare.