Classe 1955, cronista e poi giornalista politico dal 1974, direttore di Radio Siani e responsabile informazione, cultura, culture e memoria della segreteria nazionale del Pd, Sandro Ruotolo non ci sta. Non lascia solo il consigliere comunale “pasionario” di Capodimonte Gennaro Acampora che ha attaccato il direttore del Museo e Real Bosco, Eike Schmidt per l’altalena finita poi con la imminente candidatura a sindaco di Firenze. Ruotolo rincara la dose, se possibile, e annuncia battaglia. Con lui scenderà in campo – promette – tutta l’opposizione contro quello che definisce «un affronto».
A Napoli o a voi del Pd?
«A Napoli, alla sua cultura, alla sua storia. Mi auguro che anche i toscani sappiano leggere le mosse di Schmidt. Che ha fatto tutto a tavolino: la cittadinanza italiana l’ha presa a novembre, quindi l’affronto è ancora più grave».
Alle ripetute domande, però, su una eventuale candidatura al Comune, lo storico dell’arte non ha mai detto di sì.
«Lui sapeva, perché i due mandati scadono a dicembre, ma in realtà aveva già in mente di essere candidato al Comune di Firenze. Ho letto articoli in cui iniziava anche ad attaccare Palazzo Vecchio».
Perché lo definisce un affronto?
«Per me lo è: viene a Napoli, pur sapendo benissimo che farà altro. Vedo qui un titolo del 2023 che dice: “A Firenze non dico addio, decido a gennaio”. L’uso delle istituzioni culturali come taxi di andata e ritorno è inammissibile, e detto francamente la cultura di quella che è stata una grande capitale trattata in questo modo…».
Sgombriamo il campo dalle campagne elettorali: lei si candiderà alle Europee con Lucia Annunziata?
«Ho dato la mia disponibilità al partito, sarà il Pd a decidere. Ma non è questo il punto. Ci sono cose che non si possono lasciar correre. Capodimonte non è un piccolo museo. Non si può venirci e sedersi in direzione sapendo di doverci stare solo poche settimane. Trovo vergognoso quello che è accaduto».
Il ministro Gennaro Sangiuliano ha mostrato l’articolo 51 della Costituzione sulla pari opportunità nell’accesso agli uffici pubblici, sostenendo che siamo sempre pronti a dire che la società civile non si candida, e poi, una volta che lo fa…
«Sangiuliano se la cava con la battuta della Costituzione. Certo, tutti hanno diritto a potersi candidare, ma non hanno il diritto di prendere in giro le istituzioni culturali, che peraltro lui come ministro deve presidiare e difendere. Stiamo parlando di un pezzo di cultura e di storia di questo paese».
A Palazzo Reale, inaugurando la mostra dedicata a Tolkien, ha anche riproposto la formula degli “interim”, già parecchio praticata. Ma non dovrebbero scattare i vincitori successivi del concorso?
«Come fa un ministro a suggerire l’interim? Ricordiamo la sua partecipazione alla giuria del Premio Strega, dove votò senza aver letto i libri. Non mi meraviglio. E che dire, poi, di quello che hanno fatto a un altro simbolo immortale della Napoli culturale: il teatro San Carlo? Un decreto contra personam ai danni del sovrintendente… È stato costretto a intervenire il famoso giudice della metafora di Berlino trasferitosi a Napoli per rimettere a posto le regole. Questa è la gestione del potere della destra. Sono incerto se chiamarli “afascisti”, alfa privativa, quelli che non giurano sul 25 Aprile. Oppure alla romana, “a fascisti!”. Quel che è chiaro ed è in atto, è il progetto di occupazione del potere, l’ossessione di chiudere con l’egemonia culturale della sinistra. Fanno tutto come se dovessero agire in fretta, ma questo è un governo di destra, non di emergenza democratica per il quale mobilitare e reclutare medici, scienziati, imprenditori».
Due musei napoletani, Mann e Capodimonte, sono in affanno. Ma il ministro ha tenuto a ribadire che «di certo Capodimonte non si chiude».
«Ripeto, è la presa in giro che non è ammissibile. Ma che senso aveva venire a Napoli per poche settimane sospendendo una decisione? È il potere. Hanno occupato tutto, dal museo Maxxi a Venezia, e sono venuti a Napoli a inaugurare il loro mito. Tolkien, il mito di questa destra».
Per la verità tirato molto per la giacchetta, povero professore di Oxford, perché basta andare a vedere una mostra all’estero e le polemiche cessano di esistere.
«Lo fanno perché non possono tornare sui miti del passato, perché questa è una repubblica antifascista, e occupano tutto. Schmidt usa la nobile città di Napoli come luogo di transito, e chi ci va di mezzo sono i napoletani. Lo ripeto, mi auguro che gli elettori di Firenze sappiano scegliere bene. Al di là della propaganda c’è un’etica. L’amore per il proprio paese: Schmidt è cittadino italiano, non ha vergogna? Vede un’etica in questa sua decisione?».
Consideriamo l’ipotesi che venisse eletto ma decidesse di restare a Napoli.
«Meritiamo rispetto, non mi pare che ce ne riservino molto. Prendiamo il caso Lollobrigida: in quale paese civilizzato un ministro è cognato del presidente del Consiglio? Solo in Italia. E tornando a Sangiuliano e al caso Capodimonte: il ministro deve rispettare la sua terra d’origine. Così rischia di non farlo».