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Napoli, il rettore Matteo Lorito: “L’incontro con Molinari si farà: non può prevalere la violenza”

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«Non si è trattato di libera e democratica manifestazione del dissenso. Ma di violenza. Inaccettabile. Perché è inaccettabile che in ateneo si neghi a qualcuno la possibilità di esprimersi».

Il giorno dopo l’incursione di collettivi e centri sociali che hanno impedito l’incontro con il direttore di Repubblica Maurizio Molinari nelle aule di Ingegneria della Federico II, il rettore Matteo Lorito si dice «addolorato».

«Ma determinato a non desistere: quell’incontro si farà. Anche per ribadire un principio: non può prevalere la violenza. Non nelle nostre aule. Anche il presidente della Repubblica ha detto che “dalle università è da bandire l’intolleranza, perché con l’università è incompatibile – sono le sue parole – chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente”. Dateci il tempo di organizzarci e quell’incontro lo faremo».

Rettore Lorito, due giorni fa ha prevalso la prudenza. I manifestanti che con striscioni e slogan in favore della Palestina volevano anche fare saltare l’incontro con Molinari hanno avuto la meglio.

«Ma l’università non è casa loro. E non è casa mia. È la casa di tutti. È la casa comune. Puoi entrare e contestare. Non “cacciare” chi non ti piace. Difendo e difenderò sempre il sacrosanto diritto alla protesta, ma stavolta si è andati oltre il limite. Non sono questi i valori che i nostri studenti respirano nelle nostre aule, non sono questi gli insegnamenti che diamo loro».

Andiamo con ordine. Ricostruiamo i fatti. I manifestanti si sono opposti alla presenza di Molinari nell’aula magna di Ingegneria.

«Ma gli studenti si sono opposti. Niente affatto. In aula ce ne erano 250 che hanno tranquillamente e democraticamente atteso che iniziasse l’incontro. Un dibattito cui avevano il diritto di assistere. Anche a loro, oltre che al direttore di Repubblica, va la mia solidarietà. La mia e quella dell’ateneo».

Quindi 250 ragazzi in aula. 20 o 30 fuori.

«Venti fuori contro 250 dentro. Ed ora passa un’immagine falsata dei nostri studenti, come violenti e intolleranti. I nostri ragazzi non sono così. Quei 20 non rappresentano la comunità degli studenti della Federico II. E sono riusciti nell’impresa non facile di mettere d’accordo tutti: destra, sinistra e centro, nel condannare quanto accaduto. Non hanno solo sbagliato, hanno anche fatto un errore strategico, un grave errore politico».

Ma in ateneo non si sospettava una incursione dei rappresentanti di collettivi e centri sociali?

«Potevamo ipotizzare una protesta. Ma questo non ci turba. L’università è da sempre anche il luogo della protesta. E va bene quando vuole esprimere un’idea, non quando pretende di allontanare l’interlocutore. Mi spingo oltre…».

Ovvero?

«Se i ragazzi del Consiglio degli studenti, dopo una loro assemblea, avessero approvato una mozione contro quell’incontro, avremmo potuto democraticamente discuterne e confrontarci con loro. Ma non si è trattato di un’istanza della comunità studentesca».

Il direttore Molinari ha chiesto ai manifestanti di incontrarsi per ascoltare le loro opinioni.

«Ma loro hanno rifiutato. Continuando solo a lanciare slogan e a dire cose assurde».

Per esempio?

«Che noi siamo complici del genocidio del popolo palestinese. Trovo insopportabile che mi si accusi di questo mentre, giusto una settimana fa, ho sottoscritto un accordo con una università palestinese e già da 15 anni, da quando ero ad Agraria, collaboriamo con l’università di Nablus. Ma questi 20, che – come si vede dai video che circolano in rete – hanno fatto salire la tensione sino a farci temere che sarebbe stato rischioso andare avanti, di cosa parlano? Contro cosa protestano?».

Dicono di protestare contro la guerra.

«Ho grande rispetto per i ragazzi che si impegnano socialmente e politicamente. Tanto di cappello per chi scende in piazza, si mobilita, esprime le proprie posizioni. Ma nell’alveo del confronto democratico. Non possono, quei pochi intolleranti, approfittare del fatto che l’università è un luogo aperto, non militarizzato. Non possono approfittarne e impedire ad altri l’espressione del proprio pensiero o il diritto ad un’occasione di confronto. L’università ha le porte aperte, non lascia fuori nessuno. Ed invece di questo passo ci costringono a programmare incontri a porte chiuse, o ad inviti. Tutto il mio apprezzamento, ripeto, per gli studenti che si mobilitano. Il loro impegno è importante. Ne ho grande rispetto. Ma stavolta hanno sbagliato. Un errore politico che può rivelarsi pericoloso: la polizia schierata è l’antitesi dell’università, ma…».

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/03/17/news/napoli_matteo_lorito_molinari_incontro_studenti-422324739/?rss

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