“E’ un problema che purtroppo conosciamo da anni. Si sta intervenendo poco e male”. Lo ha detto il capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri, a proposito dell’allarme lanciato ieri dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo sulla permeabilità dei sistemi informatici delle forze dell’ordine e delle Procure.
“Io penso – ha detto Gratteri, in un incontro di formazione con i giornalisti organizzato dal sindacato Sugc – che bisognerebbe assumere degli ingegneri informatici molto bravi, capaci, che sanno costruire programmi e che siano quindi in grado di rispondere in fretta all’esigenza di mettere sotto protezione, in sicurezza le banche dati, la struttura informatica. E parlo della pubblica amministrazione in senso lato”.
Gratteri ha poi fatto riferimento alle azioni degli hacker che attaccano i sistemi informatici delle aziende e poi chiedono un riscatto: “Azioni che ricordano, rivedute e corrette – ha detto – la stagione dei sequestri di persona degli anni ’70-’80 in Calabria o in Sardegna. Ora c’è invece l’intrusione nei pc e la richiesta di soldi per sbloccare la rete”.
Per fronteggiare tutto ciò, ha osservato Gratteri, “ci vogliono degli specialisti. E, nel nostro caso, non è facile averli, perché la pubblica amministrazione paga poco. Un ingegnere informatico può guadagnare 2.000 euro da noi, ma in un’azienda privata guadagna 5.000 euro, quindi chiunque scappa dal pubblico e va nel privato”.
Secondo il procuratore di Napoli occorre dunque trovare il modo, rivedendo le specializzazioni, per giustificare degli stipendi “adeguati e proporzionati rispetto alla concorrenza privata, altrimenti le reti continueranno ad essere un colabrodo”.