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“Per prima cosa, ho lavorato sul dialetto. Perché io vivo al Vomero e la mia Carmela doveva essere espressione di una Napoli più verace e carnale, in un certo senso più popolare. Sa come ho fatto? Il Nuovo Teatro Sanità proponeva laboratori gratuiti alle mamme del quartiere. Io divoravo le loro storie, ci parlavo a lungo e ne catturavo movenze ed espressioni.