martedì, 18 Marzo, 2025
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Nostalgia e amore per mio nonno e per Pino Daniele

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Fu un intervento mal riuscito, in seguito a una brutta caduta da cavallo, a impedire per sempre a Salvatore di camminare senza sostegni. Da quel momento, le sue gambe non furono più in grado di sorreggerlo come un tempo, e ogni passo divenne una sfida da affrontare con determinazione.

Era un uomo di corporatura media, con spalle larghe e un busto forte, ma le sue gambe, private del movimento che le aveva rese robuste, iniziarono a indebolirsi, assottigliandosi sempre più, come ramoscelli fragili.

Le stampelle ortopediche – le ricordo ancora, grige e nere – lo accompagnarono a ogni passo, alleviando il peso che le gambe faticavano a sopportare. A volte, con un po’ di coraggio, riusciva a fare qualche passo senza alcun aiuto, dal tavolo della sala pranzo alla porta, o dalla sedia in cucina fino alla finestra che dava sul parchetto. In balcone, dove passavano spesso a trovarlo gli uccellini a cui dava mangiare, si muoveva senza bisogno di nulla.

Lo faceva di nascosto, perché era consapevole che sarebbe stato rimproverato, che gli avrebbero dato dell’incosciente e che non c’era nessuna valida ragione per rischiare di farsi male per testardaggine. Io lo ammiravo ad ogni passo, perché non era mai arrabbiato con le stampelle che erano sempre con lui. Salvatore era mio nonno, e quest’anno è il quinto da quando non c’è più.

Quando le sue stampelle sono state rimpiazzate da una sedia a rotelle – dopo l’esperienza di un dolore così forte che gli spazzò via le ultime energie per muoversi autonomamente – qualcosa intorno a noi, nella mia famiglia e nel mio rapporto con lui, mutò fatalmente. Non lo vidi mai scoraggiato o arreso alla sua condizione, riusciva sempre a essere qualcosa in più del suo modo di muoversi nel mondo. La rabbia, la felicità, l’imbarazzo, la tristezza… ogni emozione che lo attraversava non si rifletteva mai in ciò che di artificiale lo sorreggeva, ma solo nei suoi occhi azzurri. Il pensiero che rivolgo a mio nonno ha la stessa purezza e intensità di quello rivolto ad un padre amato. Il 19 Marzo, oltre ad essere la giornata dedicata ai papà, in una città che si affretta a sfornare (o friggere) le zeppole in nome di San Giuseppe, tra i vicoli risuoneranno anche le canzoni di Pino Daniele, che quel giorno avrebbe compiuto 70 anni. L’assenza che ci accompagna ogni giorno dovuta dalle persone che non ci sono più è difficile da spiegare, perché la loro storia continua a raccontarli e riempire ogni spazio, soprattutto quelli più vuoto. A me manca mio nonno come a Napoli manca Pino Daniele. So di essere la persona che sono perché lui è stato con me, e non riesco a non pensare che Napoli è quella che è perché è stata amata (vissuta, raccontata, cantata) da Pino. Nonno Salvatore mi ha insegnato che cos’è una terra che è terra di tutti, e prima di lasciarci mi ha giurato che avrei sempre avuto una casa. Oggi ci sono persone che lottano affinché quella promessa valga per tutti e per tutte, a prescindere dalla provenienza, a prescindere dal proprio nonno o papà.

Penso che gli avrebbe fatto piacere sapere che, a Piazza Municipio, il compleanno di Pino Daniele sarebbe stato celebrato da una Napoli fatta di voci e storie diverse. Di fronte al Teatro Mercadante, tra percussioni, musica, canti e armonia, le donne della Cooperativa IF, insieme a Canio Loguercio, canteranno e balleranno sulle note di “Terra mia”. Si parlerà di cittadinanza, e a farlo saranno donne provenienti da paesi africani e donne napoletane, le stesse della compagnia “I Sud”, i cui figli siedono fianco a fianco nei banchi di scuola. Se c’è una cosa che mi ha insegnato mio nonno, e che ogni giorno mi insegna la musica, è che questa terra è mia – nostra – anche quando trema.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2025/03/15/news/nostalgia_e_amore_per_mio_nonno_e_per_pino_daniele-424065233/?rss

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