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Un viaggio nella Napoli di fine Ottocento per poi attraversare interamente il Novecento, respirando allo stesso tempo l’aria della Belle Epoque. Un periodo in cui a frequentare le eleganti sale al secondo piano di Palazzo Zapata c’era anche Matilde Serao, avendo il Circolo degli artisti aperto le sue porte alle donne al contrario della maggior parte degli altri del suo tempo. E quello che assicura la visita al Museo artistico politecnico di Napoli, il Musap, in piazza Trieste e Trento, gestito dall’omonima fondazione. Il museo è aperto dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 19 (chiuso domenica e lunedì): nelle sue sale in stile liberty si trovano ricche collezioni di dipinti, sculture, fotografie e libri antichi.
Tra i 520 quadri del Musap si segnala un ritratto di donna realizzato con i pastelli da Giuseppe de Sanctis. Passando alle sculture si incontra “Miriam”, scolpita nel marmo da Francesco Jerace, e ancora una figura in rosa di Eugenio Viti. Particolare attenzione va dedicata alle opere di artisti tra i quali Domenico Morelli, Luigi De Luca, Francesco Galante, Eugenio Viti, Giuseppe Renda e Paolo Emilio Passaro. Sono 80 le sculture esposte, 5.500 le fotografie, 4.700 i volumi conservati negli splendidi locali di piazza Trieste e Trento.
Poi ci sono reperti documentali, strumenti musicali e arredi d’epoca, che consentono di ricostruire un pezzo di storia napoletana dall’età di fine romanticismo fino all’arte contemporanea. Da sempre un centro culturale nato nel 1888 per iniziativa di un gruppo di artisti e intellettuali prima era un circolo, frequentato nel tempo da Raffaele Viviani e Eduardo De Filippo, poi diventato una fondazione. Sempre con la stessa la mission e cioè «proporsi da 136 anni come punto di riferimento di cultura, storia e arte al centro della città di Napoli» spiega il presidente Adriano Gaito. Di notevole pregio è la sala realizzata nel 1912, in perfetto stile liberty, dall’architetto Giovan Battista Comencini. Molto caratteristica anche “La Farmacia”, una piccola sala precedente all’altra, che conserva ancora le caricature dei soci e dei vasi dipinti a tema, espressioni dello spirito sociale dei suoi frequentatori sul filo dell’ironia.
Nel vasto archivio storico custodito anche uno spartito della Traviata, con l’autografo del compositore Giuseppe Verdi, datato 1856. Ma sono tante le curiosità culturali che trovano risposta a chi sceglie di visitare stanze che oltre agli artisti napoletani hanno ospitato musicisti come Verdi e Giacomo Puccini.